Nel tempo di Quaresima 2018 la Parrocchia di S. Ireneo propone sei venerdì di contemplazione della Passione del Signore come momenti di preparazione alla Pasqua.
La proposta non prevede momenti di catechesi ma, secondo il metodo di Sant’Ignazio di Loyola, offre l’esperienza di alcuni esercizi spirituali personali, introdotti e guidati alla luce della Parola di Dio. (Vedi la locandina degli eventi)
Non c’è rinnovamento, anche sociale, che non parta dalla contemplazione
Non abbandonare la pratica degli “Esercizi Spirituali” è uno dei tanti preziosi lasciti di Benedetto XVI alla Chiesa italiana, pratica che il Papa così descrive: “Gli Esercizi Spirituali rappresentano un cammino e un metodo particolarmente prezioso per cercare e incontrare il volto di Dio, in noi, e intorno a noi e in tutte le cose, per conoscere la sua volontà e metterla in pratica” nei quali, continua Benedetto XVI, si sperimenta “una forte esperienza di Dio, suscitata dall’ascolto della sua Parola, compresa e accolta nel proprio vissuto personale, sotto l’azione dello Spirito Santo, la quale, in un clima di silenzio, di preghiera e con la mediazione di una guida spirituale, dona capacità di discernimento in ordine alla purificazione del cuore, alla conversione della vita, alla sequela di Cristo, per il compimento della propria missione nella Chiesa e nel mondo”
Sant’Ignazio di Loyola, creatore degli Esercizi Spirituali, li definisce dicendo che sono “qualsiasi modo di esaminare la coscienza, di meditare, di contemplare, di pregare oralmente e mentalmente, e di altre operazioni spirituali… Perché così come andare a passeggio, camminare e correre sono esercizi corporali, alla stessa maniera ogni modo di preparare e disporre l’anima, per eliminare da essa tutte le inclinazioni disordinate, e dopo averle eliminate cercare e trovare la Volontà Divina nella disposizione della propria vita per la salute dell’anime, si chiamano Esercizi Spirituali“.
Composti nel 1522 in spagnolo in una stesura non definitiva, trascritti poi in latino e pubblicati nel 1548 a Roma, gli Esercizi spirituali rappresentano la “chiave di volta” della spiritualità di Ignazio di Loyola. Tale pratica infatti, anteriore ad Ignazio, fu elaborata per la prima volta da lui in forma sistematica: sotto la guida di un direttore, l’esercitante dovrà vivere in silenzio e solitudine per un mese. Quest’ultima durata è naturalmente prevista ancora oggi per i sacerdoti, mentre la forma abbreviata per i laici è in 5 giorni.
Contemplare Cristo come Sant’Ignazio di Loyola
Pochi santi hanno avuta tanta influenza e seguito come Sant’Ignazio di Loyola, il santo spagnolo che ha rivoluzionato la Chiesa e la fede in Gesù Cristo.
Ignazio probabilmente non avrebbe mai immaginato di ottenere tanta santità, lui che era un cavaliere alla ricerca di gloria e ricchezza. Come accadde a Paolo di Tarso, rimase così folgorato dalla rivelazione divina da lasciare tutto e seguire Gesù.
L’Apostolo delle Genti aveva compreso la potenza di Dio lungo la strada per Damasco, mentre Ignazio l’aveva sperimentata durante la degenza per una grave ferita di guerra. Si convertì e diede pieno seguito alla sua vocazione religiosa, tutta protesa nella piena comprensione della vita e dell’insegnamento di Cristo. I suoi Esercizi spirituali sono un alto condensato di spiritualità, tuttora letto e studiato per accogliere appieno Gesù e rispondere alla sua perpetua chiamata a seguirlo. Non è un caso se divenne la regola della Compagnia di Gesù che Ignazio costituì nel 1534 per rinnovare un cattolicesimo deperente, frenare la Riforma Luterana e fare opera missionaria.
Ignazio di Loyola o Inigo Lopez, il suo vero nome, apparteneva ad una grande e ricca famiglia spagnola di Loyola, che aveva guadagnato beni e onore per merito del padre, Yanez, soldato e poi vassallo del re di Spagna Fernando il Cattolico. Le sue origini gli garantirono di conseguenza un futuro radioso. Infatti divenne ben presto membro della cerchia di cortigiani più vicina al giovane re, e futuro imperatore, Carlo V. Prese parte ai giochi di potere a corte e le sue doti militari e diplomatiche gli valsero grande attenzione da parte del sovrano e della famiglia reale. Durante uno scontro tra i nemici e i fedeli del re di Spagna, a Pamplona, Ignazio venne gravemente ferito. La sua vita era in pericolo, soffrendo e maledicendo la sua sorte. Dopo una lunga degenza e atroci operazioni il futuro santo iniziò a guarire e trascorreva il tempo leggendo, molto, soprattutto un testo, la Vita Christi del certosino Landolfo di Sassonia, e anche il Flos sanctorum di Jacopo da Varazze. Queste letture segnarono una svolta nella sua vita. Iniziò a conoscere e a intensificare la sua fede, studiando le vite di santi e pregando, come probabilmente non aveva mai fatto prima. Si convertì quindi e iniziò in quei giorni le riflessioni sulla vita di Gesù basilari per la stesura degli Esercizi spirituali.
La sua fede ritrovata, così attenta a conoscere il volto di Cristo, lo portarono in Terra Santa, una volta riprese le forze. Questa esperienza lo segnò profondamente, sempre più propenso a cedere tutto per seguire la vocazione religiosa. Riprese i suoi appunti, scritti durante la guarigione, e intensificò il lavoro intellettuale. E’ probabile che iniziò a scrivere i suoi Esercizi in questo periodo. E’ un rito spirituale fatto di preghiera, contemplazione e meditazione della vita di Gesù per vagliare, nella nostra coscienza, la fede e comprendere fino a che punto siamo pronti a seguirLo.
Nel 1522, durante una visita al monastero benedettino di Montserrat, Ignazio dismise definitivamente i suoi paramenti militari ai piedi di un dipinto della Vergine Maria, dandosi totalmente a Dio. Seguirono anni di studi di teologia a Parigi, dove si prodigò anche per far conoscere i suoi Esercizi.
Furono sei i primi discepoli del Loyola e nel 1534 diedero vita alla Compagnia di Gesù a Montmatre. Si legarono a vicenda con un voto di castità e di povertà e si sottomisero alla Chiesa Cattolica per compiere al meglio la loro missione evangelizzatrice. Iniziò la grande e proficua storia dei “gesuiti”, come furono chiamati i confratelli di Sant’Ignazio. Lo stesso santo vagò per l’Europa spronando i suoi missionari e facendone di nuovi. Nel 1540 Papa Paolo III approvò l’ordine con la bolla Regimini militantis ecclesiae, che fu approvato definitivamente nel 1550 da Giulio III con l’Exposcit debitum. I gesuiti ebbero grande fortuna e si diffusero in tutto in mondo perpetuando il cattolicesimo e la Controriforma. Dalle Indie alle Americhe, in Europa e in Africa, ovunque difesero la fede e diedero lustro alla Chiesa anche con gli alti livelli intellettuali raggiunti in molti campi delle scienze. Educarono ed evangelizzarono interi popoli e furono per decenni i protagonisti della politica europea. Sant’Ignazio fu l’animatore e l’anima dell’ordine e fino alla sua morte, avvenuta il 31 luglio 1556, si impegnò per custodire la Compagnia e la sua vocazione nel mondo. Con Sant’Ignazio la Chiesa si riscopre cristocentrica: non è il Papa o la stessa gerarchia, Suoi vicari, il fulcro della comunità dei fedeli; è Cristo, cui noi tutti tendiamo, cercando di accogliere il Suo volto e il Suo insegnamento. Gli Esercizi ci accompagnano in questa presa di coscienza e ci aiutano a capire perché Cristo è il Figlio di Dio e perché è necessario accoglierlo in tutto per essere veramente cristiani cattolici, fedeli al Vangelo.
Ignazio di Loyola venne canonizzato il 22 marzo 1622 da Papa Gregorio XV e lo si celebra il 31 luglio.
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