Camminando si apre cammino: pensieri di novembre

Comunità parrocchiale di sant’Ireneo 

10 novembre 2021

Carissima, carissimo,

questa sera, mentre sto vivendo con gioia e consolazione la settimana di esercizi spirituali, ho sentito il bisogno di scriverti per condividere i pensieri e i sentimenti che hanno caratterizzato questo scorcio iniziale del nuovo anno pastorale 2021-2022, mentre ne sto ricordando i diversi passaggi alla luce di questi giorni di ritiro.

Dopo le settimane di accoglienza e iscrizioni, il cammino di catechesi con i bambini, i ragazzi e i loro genitori è ben avviato. Nel frattempo, abbiamo “riaperto le porte” dei tanti progetti e servizi Caritas, “antichi e nuovi”, alcuni consolidati dall’esperienza e altri nella loro fase di germoglio. Pian piano, mentre il nuovo anno sociale iniziava, anche la nostra chiesa si andava riempiendo di piccoli e grandi, finché tutti i percorsi di celebrazione, di preghiera e di formazione spirituale hanno ripreso il loro ritmo abituale. Che meraviglia e che gioia ritrovarsi per celebrare insieme la Pasqua del Signore Gesù, in quel clima di intimità familiare e di festa che lui ci ha lasciato, quando ci ha donato l’Eucaristia! 

Intanto che tutto iniziava, la mattina del sabato 18 settembre, Papa Francesco parlandoci come alla propria famiglia, ci ha invitato ad avviare il cammino sinodale che da lì a qualche settimana avrebbe proposto alla Chiesa intera. In modo scherzoso, come spesso è suo solito, ci ha detto che “non possiamo fargli fare brutta figura”, proprio noi che siamo la sua Diocesi. Quella mattina siamo usciti dall’aula Paolo VI con le ali ai piedi! Si, Papa Francesco, nonostante il clima sociale di preoccupazione che tutti stiamo vivendo, è riuscito ad infonderci fiducia ed entusiasmo per il cammino ecclesiale che ci sta di fronte. Subito, la sera del lunedì seguente, abbiamo riletto le sue parole nella prevista assemblea degli operatori pastorali del 20 settembre scorso. Riflettendo insieme ci rendevamo conto sempre di più della portata dell’evento ecclesiale che il Papa ha nel cuore e sta proponendo a tutta la Chiesa. Qualcuno nei giorni seguenti ha scritto che potrebbe essere l’evento ecclesiale più importante dei nostri tempi dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II. Pensiamo ad esempio al fatto che mai, in duemila anni di Cristianesimo, è stato possibile coinvolgere tutto il Popolo di Dio in un unico evento e processo sinodale. Lo Spirito Santo questa volta potrà parlare attraverso mille e mille cuori! Possiamo immaginare dopo l’invito di Papa Francesco del mese di ottobre scorso, quanti percorsi di ascolto vicendevole si staranno già organizzando in tutta la Chiesa.

Anche noi nel nostro piccolo, con la passione e l’entusiasmo del Vangelo, vogliamo “metterci in ascolto l’uno dell’altro per poter ascoltare ciò che lo Spirito dice alla comunità e alla Chiesa!” e nello stesso tempo vogliamo uscire per “ascoltare anche coloro che inizialmente possono rifiutarci!”. Queste Parole del Papa, come una bussola, ci orienteranno nel vivere un ascolto con il cuore, cioè nella disponibilità a farci carico del bisogno di colui o colei che ci sta di fronte, sia all’interno che all’esterno, rispetto alla soglia della casa della nostra comunità. Questo ascolto è possibile a partire dall’Eucaristia che celebriamo al nostro altare: è l’Eucaristia, infatti, che esige la condivisione costante dei beni materiali e spirituali di tutti coloro che si nutrono di essa allo stesso altare, perché nessuno rimanga nel bisogno. Sulla scia dell’avvio del processo sinodale, a metà ottobre, abbiamo iniziato a vivere la “sosta di ristoro” del giovedì sera che abbiamo voluto chiamare: “Un cuor solo e un’anima sola”.  Unanimi nell’ascolto della Parola, nella comunione e nella preghiera, ogni giovedì sera, dalle 19,00-20,15 vogliamo incontrarci in letizia e semplicità di cuore per accogliere la parola di Dio e condividere insieme i suoi effetti nei nostri cuori e nella vita di ogni giorno, tutto secondo uno stile di semplicità che vuole fare sentire a proprio agio chiunque desidera partecipare. Nello stesso giorno in cui Gesù ci ha donato l’Eucaristia, ci fermiamo dalle “tante cose da fare” e scegliamo la “parte migliore che non ci sarà tolta!”. 

Si tratta di un anno ancora caratterizzato dalle criticità legate alla Pandemia, anche se non paragonabile, almeno per questo periodo, a ciò che abbiamo vissuto lo scorso anno. Questo è inoltre un anno pastorale caratterizzato dal Nuovo progetto di catechesi per l’Iniziazione cristiana dei bambini, che la nostra Diocesi di Roma ci ha offerto di sperimentare. È questo il tempo di aprire una nuova strada nel vivere il servizio di catechesi, come comunità nel suo insieme e come catechisti, sia nello spirito che nelle modalità. Ogni passaggio importante, come può avvenire per una virata nella conduzione di una barca a vela, può esigere una fatica e un particolare impegno e profusione di energie, ma con fiducia piena vogliamo seguire le parole che il nostro Vescovo Papa Francesco, già otto anni fa con la Evangelii Gaudium, tante volte ci ha ripetuto: “non continuate a dire: si è sempre fatto così! Siamo infatti non in un’epoca di passaggio, ma in un passaggio epocale!”, e perciò non bastano più i piccoli aggiustamenti. Come Chiesa del nostro tempo, sapendoci accompagnati dal Signore vivo in mezzo a noi, vogliamo aprire nuove strade per annunciare Lui morto e risorto a tutti coloro che lo cercano, spesso senza saperlo; ascoltando ciò che lo Spirito Santo suggerisce alla Chiesa, specialmente attraverso il magistero del successore di Pietro, il nostro Vescovo, Papa Francesco, vogliamo evitare, come lui ci dice spesso, quando simpaticamente cita il famoso brano di Mina, di fermarci alle: Parole, parole, parole, soltanto parole, parole tra noi!

Dei dieci criteri ispiratori di questo nuovo progetto, il cardine è rappresentato dalla condivisione fattiva del percorso di catechesi da parte dei genitori dei bambini e dei ragazzi. Esso è il cardine nel senso che su questo fulcro tutto ruota e si tiene in piedi. La fede, infatti, passa dagli adulti ai bambini e non viceversa, almeno in senso generale. In un tempo in cui la stragrande maggioranza degli adulti non vivono più la fede che sono chiamati a trasmettere, è di vitale importanza che possano ascoltare la Parola di Dio – non altre parole e discorsi, che possono andare bene, ma non efficaci a questo livello – perché “La fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo” (Rm 10,17). Finora, negli ultimi decenni, hanno supplito a questa carenza tanti nonni credenti e capaci di preghiera, ma come ben sappiamo le generazioni passano e i nonni pian piano vanno in cielo, e dunque i genitori che vengono a chiedere i sacramenti per i loro figli, fosse pure con la motivazione meno adeguata, hanno il diritto di ricevere e ascoltare “in presa diretta” la Parola di Dio, anche se istintivamente ne farebbero volentieri a meno.

Attualmente i bambini i ragazzi e i giovani, dalla prima primaria alla quinta scuola media superiore, che passano ogni settimana dalla casa della nostra parrocchia per la catechesi sono circa quattrocento; la maggior parte di loro, ormai insieme ai loro genitori, dato il patto educativo sottoscritto all’iscrizione. Ci rendiamo conto, dunque, che – nonostante la secolarizzazione proceda a ritmi veloci, con tutti i mali che porta con sé, primo tra tutti il pensiero ormai tanto diffuso di una vita che possa fare a meno di Dio, pensiero che conduce ad un ripiegamento egoistico su se stessi e che a sua volta porta a scartare, eliminare e “uccidere” i propri simili, avvertiti come concorrenti insopportabili  – abbiamo un’opportunità unica e preziosa per poter donare Gesù, sorgente di acqua viva, nel deserto assetato di quella fetta di umanità che siamo chiamati a servire nel nostro quartiere. Vogliamo vivere questa missione che il Signore ci affida nel lembo di terra della nostra città, con cuore semplice e confidente in Colui che con fedeltà ci darà le grazie e le provvidenze necessarie.

Una difficoltà che incontriamo è legata ai tanti bambini e ragazzi che fanno catechesi la domenica mattina. I due terzi delle famiglie, ormai da qualche anno, scelgono la mattinata della domenica per la catechesi dei loro figli, dato il ritmo mediamente frenetico della settimana. Gli spazi specie nei giorni di pioggia non sempre sono sufficienti per accogliere tutti in maniera adeguata. Come sappiamo non abbiamo un altro ambiente grande al coperto, oltre la chiesa. Stiamo tuttavia bonificando alcune stanze, finora utilizzate come magazzino, per renderle abitabili e accoglienti. Il Signore provvederà anche a questo bisogno. Ogni ambiente della nostra comunità parrocchiale, frutto della provvidenza di tanti benefattori, desideriamo che possa essere vissuto da tutti come Casa dell’Eucaristia, Casa della Parola e Casa della Carità.

Non abbiate timore nel proporre a coloro che valutate maturi per assumere un servizio, anche piccolo, in comunità ad invitarli a parlarne con uno di noi presbiteri, per il necessario discernimento. Con il piccolo dono di ciascuno possiamo fare tanto, sui diversi percorsi di aiuto, di formazione e di preghiera già avviati e che continueranno a nascere. Sappiate che fate un regalo alla persona, mentre le proponete di prendere un impegno di servizio. In un mondo nel quale veniamo spremuti dai meccanismi dell’interesse, abbiamo un vitale bisogno di spazi di gratuità, perché il Vangelo, luce dei nostri occhi, non si spenga sotto la cenere in fondo al cuore.

Tutto questo desideriamo viverlo secondo uno stile relazionale improntato ad alcuni colori irrinunciabili: l’accoglienza con il sorriso; la testimonianza che in semplicità sappia esprimere l’essere pronti a dare la vita per il Vangelo; l’ascolto capace di empatia con la vita di chi ci è di fronte; la creatività che possa intuire e  aprire sentieri nuovi per la “corsa del Vangelo”; la tenerezza come vera fortezza;  la disponibilità al servizio verso il bisogno espresso, più che l’attenzione ad uno schema precostituito, nel quale costringere la vita ad entrare; la libertà di chi sa che il servizio al Vangelo è tutta la paga desiderabile. Anche riguardo a questi elementi che desideriamo possano caratterizzare il nostro stile vita, ci facciamo aiutare dalle parole e dalle immagini del nostro amato Vescovo, con le quali sin dall’inizio ci ha stupito ed ha fatto vibrare le corde più profonde del nostro cuore. Desideriamo vivere lo stile della chiesa in uscita, piuttosto che in una auto-contemplazione delle proprie medaglie e meriti; lo stile di una chiesa incidentata, piuttosto che al chiuso, ma malata; lo stile di una chiesa “Ospedale da campo” piuttosto che economa di strutture imponenti e spesso con tanto odore di muffa: in sintesi lo stile di una chiesa povera al servizio dei poveri!

Per noi credenti i tempi di crisi non sono tempi di sventura, ma momenti di dolore gravidi di un mondo nuovo che nasce. Camminando dentro questo tempo di prova da amici di Dio e insieme a Lui che custodisce la storia dell’umanità ben salda nelle sue mani, vogliamo essere una comunione di amore che da luce e speranza. Con il comandamento nuovo di Gesù nel cuore e sulle labbra, ti ringrazio tanto, ti invio un caro abbraccio e ti benedico,

don Concetto

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